(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, settembre 2015)
Autori e città/1
Una città di lidi e bagnanti che non esiste più nel reportage di Pier Paolo Pasolini per il mensile «Successo», estate 1959.
«Come una conchiglia». Taranto prima dell’acciaio
«Recarsi a Taranto, passare accanto all’Ilva, fotografare il cielo rosso che copre la città». Chissà che cosa avrebbe pensato, Pier Paolo Pasolini, se invece che nel 1959 avesse raggiunto oggi il capoluogo tarantino a bordo della sua Fiat 1100 e, da una qualunque prospettiva, a salutarlo fossero stati i fumi dell’enorme colosso industriale stagliato alto nel cielo. Quel cielo rosso di cui, oggi, persino una pubblicazione a finalità turistiche “consiglia” – sarcasticamente – la visione («101 cose da fare in Puglia almeno una volta nella vita», 2009, firmata dal tarantino Rossano Astremo).
Lui, che nell’estate del ’59 si lanciò nell’esplorazione della «Lunga strada di sabbia» della penisola italiana – questo il nome del reportage pubblicato in tre puntate, da luglio a settembre, sul mensile «Successo» – della città aveva notato piuttosto il mare, la vita sospesa dei vacanzieri e il mistero pneumatico degli occhi degli uomini, profondi e terribili come lo Jonio. Protesa su quel mare con le sue due penisole – di qua la città nuova, di là, gremita, quella vecchia – Taranto gli sembrava la città perfetta. «Viverci – scrisse – è come vivere all’interno di una conchiglia, di un’ostrica aperta». Continua