Binario 68, ultimo treno

(Questi articoli sono stati pubblicati su Nuovo Quotidiano di Puglia, settembre 2015)

2 settembre 2015, Lecce. All’alba il bliz per lo sgombero del centro sociale sorto in un ex tabacchificio di via Birago. Gli occupanti si riuniscono per discutere le prospettive del “post”.

Binario 68, ultimo treno

L’alba di ieri era un appuntamento che gli occupanti del Binario 68 si aspettavano forse da tempo, per questo, dopo lo sgombero dell’edificio trasformato in centro sociale, alla concitazione iniziale si è subito susseguita una mobilitazione ampia e organizzata, per dare una risposta forte allo stop del progetto controculturale che veniva sviluppato in quelle mura da marzo 2014.

Così, la giornata di ieri è trascorsa tra cortei e assemblee, che hanno richiamato la rete dei movimenti antagonisti salentini. Parola d’ordine: impedire che lo sgombero di via Birago diventi una forza centrifuga del bagaglio di idee e progetti del Binario 68. Un anno e mezzo nel quale sono stati promossi dibattiti e iniziative sui temi dell’antifascismo e della lotta alle repressioni, a cominciare da quella carceraria, ma anche concerti underground e una biblioteca popolare.

Ieri mattina il primo obiettivo della mobilitazione è stato il Comune di Lecce, con l’ingresso di un folto gruppo di persone che ha raggiunto il sindaco Paolo Perrone, non senza momenti di concitazione, contestando «un’Amministrazione – hanno poi dichiarato coloro che hanno preso parte al “blitz” – che si è resa sorda e assente alle questioni sociali della città».

Da Palazzo Carafa è partito il primo corteo della giornata, che ha raggiunto Porta Rudiae e ha proseguito verso l’Ateneo. Proprio il gran numero di studenti – accanto a giovani precari – tra coloro che hanno animato il Binario 68, ha suggerito l’opzione di un’occupazione “strategica” di palazzo Codacci Pisanelli, per riunirsi in assemblea.

Alla prima, iniziata alle 16.30, erano presenti quasi un centinaio di persone, tra cui diversi attivisti arrivati dagli altri capoluoghi pugliesi. Dopo aver fatto il punto della situazione, si è aperto il dibattito che è stato indirizzato sulle prospettive possibili del “post”.

Comune a tutti, il richiamo a non disperdere il conflitto politico e le possibilità di sviluppo di una controcultura organizzata. Tuttavia, l’assemblea è stata anche l’occasione di un confronto tra le diverse anime dell’antagonismo locale, a partire dall’analisi del “già fatto”: da una parte, chi puntava sull’esigenza abitativa degli occupanti, dall’altra chi rivendicava la priorità di un progetto includente, che tenesse «le porte aperte a tutti».

Dopo una seconda e una terza adunanza si è deciso per un altro corteo, con partenza da Porta Napoli, per manifestare le ragioni della protesta e – forse – tentare di ricucire quel rapporto con la città che in questo anno e mezzo ha visto momenti di dialogo alternarsi a chiusure reciproche.

Un corteo forte, comunque, della vicinanza dell’associazionismo locale, come Link Lecce e Arci Lecce, e non solo. «Come sociologo ritengo che spazi sociali che producono potere critico siano fondamentali, a prescindere dalle modalità con cui vengono costituiti – ha dichiarato Fabio De Nardis, presidente del corso di laurea di Sociologia e membro della Rete territoriale dei conflitti – chiudere queste esperienze è un tentativo mal velato di bloccare ogni forma di resistenza culturale».

Attivisti, docenti universitari, artisti, imprenditori, politici, la città che si schiera col Binario 68, “traslocato” in un ex stabile delle Poste

«Uno spazio di libertà per la città»

Artisti, attivisti, docenti universitari, imprenditori: c’è anche una Lecce della cultura che si schiera con il progetto controculturale del Binario 68, “traslocato” nelle scorse ore, dopo lo sgombero dell’ex tabacchificio di via Birago, nella nuova sede occupata di Castromediano.

Ci hanno messo la faccia, e anche una decina di libri, gli editori Piero e Agnese Manni, che intorno alle 13 di ieri si sono presentati al cancello dello stabile per salutare gli occupanti. In mano, un bel numero di volumi – dalla collana “Sollevazione” di Bifo Berardi e Carlo Formenti alle poesie di Alda Merini – che contribuisse a ricostituire la biblioteca, in attesa che quella da circa un migliaio di titoli, rimasta nella sede di via Birago, possa essere recuperata.

«Sono convinto che questo sia l’unico spazio di vera libertà della città – ha commentato Piero Manni – l’aggregazione non si fa con la movida: questo le Istituzioni dovrebbero capirlo, fornendo spazi e servizi per iniziative indipendenti».

Nella notte di mercoledì, a occupazione avvenuta, un post comparso su Facebook (“I posti vanno e vengono ma noi restiamo”) tracciava il senso del progetto messo in atto: un treno che continua a correre anche fuori da quel “binario”, relitto industriale dell’ex tabacchificio di via Birago.

Tra le mura del nuovo spazio, un grande fermento ha preso il posto di un silenzio ininterrotto. Nell’assemblea prevista nel pomeriggio si è discusso di questioni concrete, ma anche di idee e prospettive che dessero continuità alle attività svolte.

Nel frattempo, un vasto gruppo di attivisti e personalità della cultura si interrogava sulla questione del Binario 68. «In una città moderna è giusto che esistano spazi dedicati alle diverse esperienze culturali, comprese quelle controculturali – ha dichiarato Stefano Cristante, docente di Sociologia della comunicazione dell’Università del Salento – certo, queste dovrebbero riuscire a comunicare con il resto della città, considerando anche le esigenze dei residenti e le diverse sensibilità».

«La chiusura di spazi culturali autogestiti è sempre un impoverimento per la cittadinanza – commenta Mimmo Pesare, ricercatore di Psicopedagogia dei linguaggi comunicativi – le reti antagoniste, in posti come i centri sociali, trasformano da sempre i loro sentimenti di critica alla società dei consumi in forme diverse di attività e condivisione».

Si è schierata a favore degli occupanti anche Rifondazione comunista, che denuncia l’assenza di politiche culturali in città: «A Lecce dove “Capitale della Cultura” è poco più che uno slogan e gli spazi di socialità sono “a pagamento”, dove persino per sedersi in piazza occorre pagare un bar che offra una sedia, il centro sociale occupato Binario 68 costituiva un luogo aperto, dove si sviluppava un discorso culturale alternativo – dichiara la segretaria provinciale Roberta Forte – il Partito della Rifondazione Comunista fa appello all’Amministrazione Comunale affinché affronti e risolva il problema della carenza degli spazi sociali, reperendo uno spazio pubblico da offrire ed adibire alla libera aggregazione giovanile. Un pensiero alternativo, non addomesticato, difforme dal pensiero unico dominate o la cultura mainstream abbia diritto di cittadinanza nelle nostre città asfittiche, insterilite da una subcultura conservatrice ed omologata che le domina».

Solidarietà dagli studenti, a cominciare da Link Lecce, e dalla presidente di Arci Lecce Anna Caputo. Molte le attestazioni di sostegno anche tra i musicisti salentini: tra loro Nandu Popu, che denuncia la totale assenza delle Istituzioni nella vicenda del Binario 68.

Seconda occupazione in poche ore. Lo spazio diventerà la nuova sede del centro

Binario 68 all’ex mattatoio comunale. Immondizia e vecchi autobus: si spera di poter trattare

La terza notte insonne e la seconda occupazione in poche ore: dopo lo sgombero dell’edificio di via Birago e l’approdo nell’ex stabile delle Poste di Castromediano, il Binario 68 si sposta ancora, in quella che, pare, sarà la nuova sede dello spazio autonomo autogestito, quantomeno nelle intenzioni del gruppo.

Nella notte tra venerdì e sabato gli occupanti del Binario 68, l’ex tabacchificio di proprietà della Logista Italia Spa sgomberato da Polizia e Carabinieri all’alba di mercoledì, hanno varcato una nuova soglia di confine tra la città e il “limbo” dei suoi spazi dismessi.

Si tratta dell’ex mattatoio comunale che sorge in via San Nicola, all’ingresso della città, non lontano dalla strada provinciale per Brindisi. Il nuovo trasloco è rimbalzato come un’opzione sempre più insistente, da quando, a poche ore dall’ingresso nello stabile di via Tito Livio, gli attivisti si sono resi conto di trovarsi all’interno di un edificio in parte ancora utilizzato come deposito di materiale d’archivio.

In serata si è giunti alla decisione di spostarsi nell’altro edificio. Dismesso e in stato di abbandono, circondato da erbe alte sino alla testa, contenitore a cielo aperto di rifiuti dalle provenienze eterogenee, l’ex mattatoio rappresenta, per gli obiettivi che il gruppo si è dato, lo spazio ideale in cui abitare, ma anche riunirsi e organizzarsi, rigenerando un luogo altrimenti inutilizzato. Nel nuovo stabile il problema, pare, sarà piuttosto quello di estirpare la vegetazione infestante, radicata fin nei muri, e rendere abitabile uno spazio sino a pochi anni fa adibito alla macellazione, poi, per poco tempo, a punto di raccolta della differenziata e isola ecologica. Di tutto questo si è parlato nel corso dell’assemblea pubblica delle 19 e, poi, all’interno del nucleo ristretto degli attivisti.

Per ora soltanto un’ala del grande edificio è stata occupata, mentre è stato lanciato un appello, tramite la pagina Facebook del gruppo, a portare rastrelli, zappe, un decespugliatore, palette, prolunghe elettroniche per poter lavorare al recupero del luogo.

Ma c’è anche un’altra questione, tutt’altro che irrilevante, alla base della scelta di via San Nicola: la proprietà dell’edificio è del Comune di Lecce, ente istituzionale con il quale, si presume, l’occupazione abusiva dello stabile potrà essere sviluppata su un piano politico, diversamente da quanto è stato fatto per la sede di via Birago. Si potrebbe “trattare” su quel luogo, che oggi ospita solo immondizia e tre vecchi autobus arancioni della Sgm, lasciati in deposito. La rivendicazione di spazi pubblici destinati ad iniziative indipendenti, urlata pochi giorni fa al sindaco Paolo Perrone, dopo il “blitz” del gruppo a Palazzo Carafa, potrebbe tornare come argomento di un ipotetico tavolo, nonostante gli attivisti, come hanno poi sottolineato tramite il canale Facebook, non riconoscano nelle Istituzioni «quelle autorità alle quali dover delegare la determinazione delle nostre esistenze».

Intanto prosegue il confronto all’interno della città. Se ha fatto discutere la presa di distanza dal “blitz” in Comune da parte del consigliere comunale Carlo Salvemini, non mancano esplicite attestazioni di sostegno al progetto controculturale del Biario 68. «Dall’amministrazione locale ci attendiamo una riflessione aperta, condivisa con la città, sugli spazi pubblici presenti e sulla loro destinazione» dichiara L’Altra Puglia Salento. «Il senso dell’esperienza del Binario come spazio alternativo, libero, di critica sociale, va avanti laddove esistono edifici che meritano di essere restituiti ai cittadini dei territori in cui si trovano» commenta il sociologo Fabio De Nardis, membro della Rete territoriale dei conflitti.