Londra, l’anima popolare della città

(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Salento Review, marzo 2014)

I colori caraibici di Notting Hill Market, gli echi di “Guns of Brixton”, gli squatter di Hackney. Difficoltà e opportunità intrecciate nella stessa storia in costante movimento.

Londra, l’anima popolare della città

Un incauto budget low cost, un biglietto Ryanair e la discografia completa dei Clash nell’i-pod. Ogni viaggio ha una vocazione e un sound. Il nostro, per necessità o per scelta, inizia così. Per questo, degli infiniti volti che danno forma alla città, quelli che finiremo per incontrare si reggono in bilico tra un passato oscuro e un presente di scintillante incanto. Sono queste contraddizioni, in fondo, che alimentano l’immagine singolare di Londra, l’immensa metropoli in cui i grattacieli della City svettano accanto a logore insegne impolverate e il business dell’alta finanza convive con il moto continuo di vite cresciute o dirette in ogni dove.

Forse non a caso i quartieri più vitali sono quelli con una memoria di violenza e degrado. In quelle vie dove, soltanto fino a pochi decenni fa, si consumavano quotidianamente scontri tra etnie, retate, raid punitivi, si è annidata la forza reattiva capace di trasformare le contraddizioni in energia creativa, con esiti a volte sorprendenti. Come nel caso di Notting Hill, le cui casette dalle facciate color pastello furono costruite dagli immigrati jamaicani, e ora appartengono alle personalità della Londra che conta”. Soltanto Notting Hill Market, il mercatino del sabato, torna ogni settimana a ricordare il passato popolare di questo quartiere, traboccando di cimeli e vestiti con due o tre vite alle spalle, mentre nuvole di fumi speziati si spandono dalle bancarelle di street food. Stessa sorte per Camden Town, la cui creatività è stata trasformata in un palcoscenico di bancarelle a uso e consumo dei turisti. Ma i quartieri di cui ci innamoriamo sono quelli che mostrano ancora oggi con evidenza le loro radici popolari. Se si pensa alla musica, non si può non pensare a Brixton. Qui l’anima caraibica dei suoi abitanti, che dalla metà del Novecento ne hanno fatto, insieme a Notting Hill, il loro quartiere d’elezione, risuona a ogni angolo di strada, e persino da macellerie e alimentari si diffondono ritmi ska, reggae e dub. La notte non c’è pub che si limiti a spillare torbide ale senza l’accompagnamento delle note. Ma la vitalità di Brixton ha un’anima disperata. Mentre i volti si mescolano nell’euforia del ballo, le strade intorno sembrano riecheggiare le urla dei riots, le rivolte contro disoccupazione e miseria che soltanto nel 2011 sono tornate ad incendiare la città, negli stessi luoghi in cui, trent’anni prima, esplodeva la repressione thatcheriana cantata dai Clash in “The Guns of Brixton”.

Ancora oggi, sono moltissime le case occupate nonostante una legge del 2012 abbia reso questa pratica perseguibile penalmente, ribaltando una lunga tradizione di tolleranza. La zona di Hackney, a Est di Londra, è una delle più segnate dallo “squatting”. Vecchia area industriale, nei decenni passati ha visto approdare nei grandi stabili dismessi, così come in palazzine e appartamenti sfitti, un popolo di giovani “esiliati” dai costi proibitivi degli affitti, a cui si sono aggiunti artisti e professionisti divenuti squatter per vocazione. Anche qui, come altrove, la vivacità multietnica e popolare ha finito per divenire un’attrattiva capace di riscattare interi quartieri, come Shoreditch, meta obbligata degli appassionati di musica underground. A ben guardare, non vi è luogo, a Londra, che non si regga su questo sottile filo teso tra due anime, e anche gli angoli più “posh” hanno spesso un passato molto diverso, e non troppo lontano. Così è per Fulham, oggi ricco di edifici di pregio, popolato di professionisti e noto per i molti ristoranti italiani (qui, in Fulham Road, si trova anche “La Pizzica” di proprietà di un giovane leccese), ma nel XIX secolo malfamata patria del gioco d’azzardo. Così è per Soho, oggi vivacissimo tempio del musical, dello shopping e delle discoteche gay, che ormai conserva solo in qualche angolo nascosto la sua antica connotazione di centro cittadino della prostituzione e dei bordelli.Vecchio e nuovo, difficoltà e opportunità si intrecciano rendendo unico il respiro di questa città. Architetture d’avanguardia e modestissime case a un piano, ricchissimi store e mercatini da poche sterline, look diversissimi per tradizione e stile, volti multietnici: ogni cosa a Londra convive con il suo esatto contrario, a volte accanto ad esso, a volte ibridandosi con esso. E racconta una lunga storia che continua a modellare la città in ogni momento.