Suonare le periferie del mondo


(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, agosto 2016)

Vent’anni di Nidi D’Arac. “It/aliens”, l’ultimo disco, ibrida “salentinità” e spirito delle banlieue

Suonare le periferie del mondo

Un sound caldo come un languore estivo e poche note ripetute, a raccontare il tempo fermo della controra in carcere. Poi lo spazio infinito del mare che insieme promette e atterrisce, e quello lontano da tutto di una piazzetta qualunque di paese. Ergastolani, migranti, ragazzini col sogno della serie A, ragazze di provincia: sono loro gli “It/Aliens” del nuovo album dei Nidi D’Arac, prodotto da Goodfellas Records con il sostegno di Puglia Sounds Record.

Questa sera alle 21 all’Anfiteatro Romano di Lecce saranno le loro storie a farsi portavoce del percorso artistico della band lungo vent’anni, con un concerto gratuito che è anche una festa di ringraziamento alla città da cui il viaggio è partito. Sul palco, insieme ad Alessandro Coppola, Edoardo Targa, Federico Leo, Sebastiano Forte, Marta dell’Anno, anche un nutrito gruppo di ospiti tra cui H.E.R., Rodrigo D’Erasmo (Afterhours), Vera Di Lecce, Le Narcisse, Anna Cinzia Villani e la compagnia Tarantarte.

Lecce, poi Roma, dove nasce il progetto sull’onda del fermento folk di metà anni ’90, infine Parigi, centro propulsore di un percorso internazionale nella world music passato tra gli altri dal World Music Expo di Copenhagen e dal Womad, il festival fondato da Peter Gabriel.

Un allontanamento graduale che incamera le suggestioni metropolitane ma tiene lo sguardo fisso sul Salento. Ne viene fuori il mix di musica popolare e sonorità elettroniche, cifra stilistica dei Nidi D’Arac: i ritmi della pizzica che si risolvono in funk e dub, il tamburello e il synth, la memoria della catarsi legata al ballo rivisitata nei rituali collettivi di inizio millennio.

Anche sugli “It/aliens” protagonisti dell’album si gioca questa operazione di immaginario. Non c’è più il Salento come terra conclusa in sé, ma un Salento guardato da lontano, uno dei mille centri su cui si intersecano le periferie del mondo. Non vi è estraneo l’approdo d’Oltralpe di Alessandro Coppola. «Le nostre basi non sono mai state rurali e tradizionali, piuttosto urbane, metropolitane – dichiara – il passaggio Roma-Parigi di certo ha allargato l’orizzonte, e anche lo spettro delle possibilità legate alle sperimentazioni musicali».

It/aliens, spiega Coppola, è la «parte aliena» degli italiani, coperta dalla superficie legata ai cliché patinati della moda e dell’arte classica. Un’Italia ancora oggi migrante, inquieta, meticcia. Una “salentinità” idealmente connessa allo spirito delle pullulanti banlieue, da dove provengono i giovani rapper con cui Coppola lavora a Parigi, da talent coach assunto dal Comune.

Da “Ballata pe n’ergastolanu”, la traccia che apre il disco, l’attore Cosimo Fusco ha tratto il video presentato alla Festa del Cinema del reale di Specchia. “Spin off” dell’album anche il singolo “Guerra de rizzi”, una “favola” per raccontare la guerra, dal testo del poeta Gianni De Santis.