Mario Desiati. Con “Candore” (Einaudi) una proposta di “riabilitazione dello sguardo” attraverso la pornografia
Chi arriva a “Candore”, l’ultimo romanzo di Mario Desiati (Einaudi 2016), da un passaparola pruriginoso resterà frustrato. Chi vi arriva cercando l’autore di “Ternitti” e “Il paese delle spose infelici”, resterà sconcertato. «Riesco sempre a deludere tutti» ironizza lo scrittore originario di Martina Franca, da sempre insofferente alle etichette e spinto piuttosto dalla necessità di sondare luoghi sconosciuti allo sguardo che dalla gratificazione di un itinerario già battuto. Così, dopo “Mare di zucchero” (2014) il libro che racconta ai ragazzi la storia degli albanesi approdati in Puglia, Desiati torna al romanzo per fare incursione nella galassia del porno. Nightclub, film hard, camere in affitto, panchine, ma anche solitari streaming video sono i set di questo viaggio dantesco tra i moderni lussuriosi. L’inconsapevole “Virgilio” che guida il lettore è l’ingenuo e a suo modo puro – in una parola, “candido” – Martino Bux, giovane porno-dipendente. Niente a che vedere con i Casanova e i don Giovanni che hanno fissato il canone del libertino nella letteratura occidentale: quando Martino incontra una vera pornostar le chiede di vestirsi da sposa, e con la stessa emozione avvicina le donne che gli ricordano le sue eroine, Fabiana, ovale identico a Flick Shagwell, Luisa, sguardo rubato a Kristi Myst. Più che un romanzo sull’amore, un romanzo sul desiderio, in cui il mondo della pornografia diventa il tramite di un discorso sulle passioni, e Martino Bux un nuovo eroe romantico sospinto da un anelito totale e logorante. Ne viene fuori una proposta di “riabilitazione” dello sguardo, che dal mondo del porno si estende, per principio, a qualunque campo dell’esperienza.
Come il frate di Carmelo Bene che volava “a boccaperta”, Martino Bux è un “outsider” ma anche un puro. Che cosa lo rende un privilegiato dello sguardo?
«Esattamente, il suo candore. Il fatto che Martino veda le cose come se fosse la prima volta, le nomini per quello che sembrano essere, senza sovrastrutture. Certo, anche con superficialità».
Nicola H. Cosentino ha scritto sul blog “Minima et moralia”: «Candore si candida a diventare il nuovo libro (…) sulla potenza feroce del romanticismo, sul desiderio di essere amati “nonostante”». Ma cercando nel mondo copie delle proprie video-eroine Martino Bux non pratica piuttosto una forma di onanismo dell’amore?
«Una storia sul porno non poteva che rappresentare un amore, in un certo senso, onanista. Comunque potrebbe anche trattarsi, se non di sesso, di orecchiette con le cime di rape o piante grasse: il centro del romanzo è il desiderio, e quanto siamo disposti a perdere per nostri desideri, giudicati anche inutili e riprovevoli, e che tuttavia ci fanno vivere e andare avanti».
Facciamo un gioco: una donna che somiglia a Moana Pozzi e dai desideri disinibiti si innamora di Martino Bux. Lui, alla fine, la sposerebbe?
«Diciamo che secondo me è giusto che i desideri restino anelati, perché così sono più belli».
Rocco Siffredi ha dichiarato che solo i presenti avrebbero potuto conoscere i particolari di una scena citata nel romanzo. Al netto del “gossip”, come si è preparato alla scrittura di “Candore”?
«Per scrivere un romanzo si studia, questo è certo. Inoltre io conosco di persona questo mondo, non soltanto da “consumatore”, ma perché ho frequentato e anche amato persone dell’ambiente. Insomma c’è lo studio, ma anche l’esperienza. Ovviamente non ho fatto un film hard: non ho il physique du role».
Perché pornografia è spesso sinonimo di luoghi abietti, affari feroci, vite violente?
«Essendo un mondo su cui poggia una cappa accade che vi si avvicinino personaggi un po’ inquietanti. Però va detto che ci sono contesti e contesti: luoghi gestiti da persone libere e perbene e altri in cui si fa business del desiderio e delle persone. Mi dispiace che molto spesso parlare di questo mondo, soprattutto riguardo alle donne, significhi cadere nel solito risolino: per me, è un modo per prendere le distanze dalle cose che fanno paura».
Si sono creati equivoci, spiacevoli, divertenti, attorno al suo libro?
«Il fatto che si chiami “Candore” e che io sia per molti quello che ha scritto “Ternitti” ha reso a volte la lettura del libro, diciamo, sorprendente. La cosa più divertente è che c’è chi, al contrario, mi ha scritto di sentirsi truffato perché il romanzo parlava di porno ma non c’erano scene di sesso. In realtà, riesco sempre a deludere tutti».
Ha scelto il Marina Franca, la squadra di calcio del suo paese d’origine, per sponsorizzare “Candore”. Un cordone difficile da tagliare, pur nel perenne conflitto del “ragazzo che se ne è andato”?
«In realtà, per diversi aspetti la mia adolescenza non è mai finita. Mantengo ancora un rapporto speciale con molti coetanei del mio paese, e amo il calcio, o meglio quello che si muove intorno al calcio. Mi divertiva l’idea di sostenere questa società giovane che sta tentando di ripartire con la squadra da zero. Tra l’altro, la giornata dedicata al libro ha portato fortuna: il Martina ha vinto 6 a 0, una cosa mai successa».
(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, gennaio 2017)