Carlo Croccolo: «Totò maestro severo e inimitabile»

(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, aprile 2017)

Carlo Croccolo: «Totò maestro severo e inimitabile»

«Consigli a chi comincia oggi? Gli direi di lasciar perdere. Nessun sostegno dai Governi a spettacolo e cultura»

È iniziata con un omaggio alla storia del cinema italiano la diciottesima edizione del Festival del cinema europeo, la manifestazione che per una settimana porta l’Europa sugli schermi del Multisala Massimo di Lecce. Ieri sera davanti a una sala gremita le proiezioni sono state inaugurate dalla consegna dell’Ulivo d’oro alla carriera, simbolo delle radici di Puglia, a una delle “radici” del cinema italiano, Carlo Croccolo, attore teatrale e cinematografico, storico partner di Totò in film memorabili come “Miseria e nobiltà” e “Signori si nasce” e anche suo doppiatore.

Il rapporto tra Croccolo e Antonio De Curtis è stato al centro della prima giornata del festival che, ormai “maggiorenne”, ambisce quest’anno a segnare uno scarto rispetto alla logica dell’evento, proponendosi come soggetto attivo di promozione della cultura cinematografica.

La prima delle proiezioni in programma è stata, infatti, l’anteprima assoluta di “Chi si ferma è perduto” di Sergio Corbucci, restaurato dalla Cineteca di Bologna e Titanus con il contributo del Festival del cinema europeo. Alla cerimonia, condotta da Valerio Caprara, hanno partecipato il direttore del Festival Alberto La Monica, il direttore della Cineteca di Bologna Gianluca Farinelli, la nipote del principe De Curtis, Elena Alessandra Anticoli De Curtis, il presidente di Apulia Film Commission Maurizio Sciarra, l’assessore all’Industria turistica e culturale della Regione Puglia Loredana Capone e il sindaco del Comune di Lecce Paolo Perrone.

Ieri mattina il progetto è stato presentato in un incontro con la stampa. Ospite straordinario Carlo Croccolo, che ha ripercorso la sua esperienza accanto al maestro «severo e inimitabile» nelle sale del Castello Carlo V allestite con i manifesti originali delle più celebri pellicole di Totò provenienti dalla Mediateca regionale pugliese e le illustrazioni di Giancarlo Montelli tratte dal libro “Totò. Tocchi e ritocchi” (il Raggio Verde), anche questo riedito con il contributo del Festival.

Che maestro è stato Totò?

«Severissimo. Una volta eravamo a Cinecittà a girare “Totò lascia o raddoppia?”, io avevo comprato un bel paio di pattini con tanto di gambale e ruote in legno, che facevano un rumore terribile avanti e indietro per i corridoi. Mi fece chiamare e mi disse che dovevamo provare la scena dell’armadio, per cui io dovetti entrarci. Una volta dentro ordinò di chiudermi lì: mi ci ha lasciato per un’ora e mezzo. Ma di lui voglio dire soprattutto che era genio della comicità, inimitabile, che ricorderemo non solo in Italia».

Ricorda il vostro primo incontro?

«Io lo raggiunsi a casa sua, non sapevo che mi stessero portando la lui. Venne fuori con una bellissima vestaglia, io spalancai gli occhi. Alla fine mi guardò e disse “Ah, non hai proprio l’aria del fesso”».

Qual è il film a cui è più legato?

«Il primo, “47 morto che parla”. Avevo vent’anni o poco più, e a quell’età stare accanto al principe era da farsela sotto. Lui era la perfezione, io ero l’imperfezione assoluta, ma stando insieme, misteri della vita, ci siamo trovati».

A De Curtis lei ha anche prestato la sua voce.

«Sì, me lo chiese lui, diceva che avevamo lo stesso timbro, e poi avendo vissuto fianco a fianco con lui per parecchi anni, avevo capito i suoi tempi comici e li seguivo. L’ho doppiato regolarmente dal ’61, dopo che erano cominciati i suoi problemi con la vista. Doppiavo solo le scene girate in esterno, che allora erano in presa diretta per cui si sentivano molti rumori di sottofondo. Lui mi chiese di non dirlo a nessuno, nel nostro ambiente bastava un niente per tagliare le gambe alla gente. Lo ha scoperto anni dopo Nanni Loi, che mi ha invitato a una trasmissione alla Rai».

Nella sua lunga carriera ha collaborato con molti professionisti pugliesi. Gliene è rimasto impresso qualcuno in particolare?

«Bisognerebbe avere un elenco telefonico! Ricordo lo spettacolo “Miseria e nobiltà” portato a Lecce: quella fu un’edizione speciale perché “Carletta”, Carla Guido, fu bravissima a entrare nella parte di Luisella, una parte importante, dato che nel film era moglie di Totò. È stato un grande successo: avremmo dovuto stare a Lecce tre giorni, ci siamo rimasti una settimana».

Che cosa direbbe a chi si avvicina oggi al teatro o al cinema?

«Gli dico “Cambia mestiere”, sul serio. Oggi non è cosa. Dove si fa teatro, dove si fa cinema oggi? Sì, c’è qualche caso isolato. Ma purtroppo è tutto un disastro, come in tanti altri campi. Lo spettacolo e la cultura sono messi male, non per colpa dello spettacolo ma dei vari Governi, che considerano tutto più importante della cultura. Lo spettacolo non riceve soldi, mezzi, nulla. Il teatro e il cinema vengono dimenticati, queste sono condizioni da morte, ed è quello che sta avvenendo. Io, si sa, dico le cose in modo spietato, questa è una caratteristica di Carlo Crocco».