In un non-luogo è fiorito il Giardino Ammirato

(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, giugno 2016)

A Lecce la Free Home University realizza un esperimento di rigenerazione urbana in una piazzetta di quartiere. La designer Carla Rangel e il collettivo Construct Lab progettano le linee generali dello spazio, i residenti lo costruiscono. Un orto, una panca a forma di cane che fa pupù, il forno in mattoni scomponibile, una casetta per le coccinelle, l’istallazione “Lecce città da sogno”.

In un non-luogo è fiorito il Giardino Ammirato

Cocomeri, pomodori, melanzane, peperoncino: si gioca sulla qualità del verde di una ventina di piantine distribuite in due grandi vasi la scommessa di trasformare un quartiere in una comunità. Ieri pomeriggio i bambini del Laboratorio di Ach Kids hanno allestito l’orto urbano del Giardino Ammirato, la piazzetta antistante l’Ammirato culture House, fino alla scorsa settimana una sorta di non-luogo destinato, al più, a toilette all’aperto per il cane di famiglia, oggi uno spazio completamente riqualificato e – questo l’auspicio anche per il futuro – abitato.

L’orto, ma anche la lunga panca a forma di cane, colto, con ironia, nell’atto di fare pupù, il forno in mattoni scomponibile, le casette che attirano le coccinelle e l’istallazione “Lecce città da sogno” realizzata dall’artista russa Gluklya insieme ai ragazzi dell’Artistico Ciardo sono solo una parte di ciò che resta al termine delle attività realizzate nella piazzetta nel corso delle ultime due settimane. La terza edizione di Free Home University, il programma pedagogico-artistico curato da Alessandra Pomarico e sostenuto dalla Fondazione Musagetes, è stata dedicata alla rigenerazione urbana del quartiere, prendendo come campo di sperimentazione proprio la piazzetta che si affaccia su via D’Annunzio.

La designer Carla Rangel e il collettivo internazionale Construct Lab hanno progettato le linee generali per la riqualificazione dello spazio, il resto lo hanno fatto gli abitanti del quartiere insieme alle realtà associative ospitate dall’Ammirato.

L’idea era, appunto, quella di invertire la rotta passiva imboccata dallo spazio e dalla comunità che vi abita intorno, e stimolare un processo di riappropriazione identitaria che passasse, necessariamente, da un nuovo senso di responsabilità verso il bene comune.

Ieri sera a partire dalle 20 si è dato il via alla festa, con il saluto al quartiere di Ippolito Chiarello, presidente dell’associazione Ach, e del sindaco del Comune di Lecce Paolo Perrone. «È un viaggio appena iniziato – ha detto Chiarello – concreto e simbolico allo stesso tempo, perché finalmente i cittadini hanno cominciato ad accorgersi che è un giardino e che può continuare a vivere. È un bene della città, non del Comune né dell’associazione che lo abita, un bene comune appunto, realmente “comune”, ovvero di tutti, della comunità che responsabilmente deve prendersene cura».

«A cinque anni di distanza dall’affidamento di questo bene, dal valore storico e architettonico, a un’associazione, possiamo dire che si tratta di un’esperienza è positiva – ha commentato il sindaco Perrone – una città è una città di cultura non se realizza eventi acquistando cultura, ma se riesce a fare cultura a partire dalla comunità».

Un’esperienza che l’anno prossimo passerà anche da Lecce Città del libro 2017, come ha anticipato l’assessore alle Politiche giovanili del Comune di Lecce Alessandro Delli Noci.

Piccole rivoluzioni sono già avvenute in questi giorni, segnali minimi di un cambiamento possibile: come la partita di pallavolo che i bambini hanno potuto giocare utilizzando come rete la cancellata adiacente la piazza, accolti nello spazio privato del palazzo. E ieri sera, poco prima del concerto di “Opera alchemica”, si respirava quasi un’aria “di famiglia” quando è stata sfornata la pizza, cotta nel forno scomponibile realizzato in collaborazione con i ragazzi dello Sprar Gus di Castrì.