Università del Salento, pagina bianca

(Questi articoli sono stati pubblicati con altri titoli su Nuovo Quotidiano di Puglia, marzo 2016)

Marzo 2016. L’iniziativa simbolica che chiama a raccolta comunità accademica semplici cittadini, per ripulire i muri di palazzo Codacci Pisanelli, storica sede delle facoltà umanistiche leccesi.

Università del Salento, pagina bianca

Palazzo Codacci Pisanelli non deve più essere “terra di nessuno”. È questo il messaggio che arriva, tra le righe, dai vertici dell’Ateneo salentino, con l’iniziativa che questa mattina chiama a raccolta il mondo accademico e la cittadinanza tra le mura della storica sede dell’Università. Oltre cento persone tra docenti, ricercatori, personale tecnico, studenti e comuni cittadini hanno risposto all’invito ad “armarsi” di rulli e pennelli per trasformare la manutenzione ordinaria del palazzo in un momento di recupero simbolico del valore degli spazi in cui si studia e si fa cultura.

Questa mattina, a partire dalle 9.30, si daranno appuntamento al Codacci, dove li attendono altrettante tute bianche.

Diamoci una mano di bianco”, il titolo dell’iniziativa lanciata dal rettore Vincenzo Zara e dal direttore generale Emanuele Fidora, richiama il gesto della pennellata sulle pareti invase dalle scritte, ma vuole essere anche una dichiarazione d’intenti, un atto di separazione netta tra un prima e un poi della vita quotidiana all’interno delle mura universitarie.

Il momento, del resto, è topico, e vede l’Amministrazione impegnata su diversi fronti nel programma di riqualificazione dell’edilizia universitaria, mentre diventa sempre più tesa l’aria che si respira in alcune sedi – come la Stecca e l’ex Inapli – che da anni attendono lavori fondamentali di risanamento.

Per Palazzo Codacci Pisanelli, fortunatamente, le prospettive sono rosee. Entro pochi mesi dovrebbero partire i lavori che porteranno al restyling dell’edificio, dai prospetti esterni agli impianti di sicurezza, passando per le attrezzature informatiche, tutti già finanziati con i fondi del Piano per il Sud, che destina all’Ateneo 62 milioni di euro.

In particolare, un progetto riguarda la manutenzione straordinaria della parte più antica del complesso, la cosiddetta “ex Gil”, e prevede tra le altre cose la pulizia della facciata, la realizzazione di una scala esterna di sicurezza, il rifacimento della pavimentazione e dei servizi igienici, dell’impianto elettrico e di quello termico, il miglioramento della dotazione antincendio, il tutto per un costo di 1,8 milioni di euro.

Questi interventi sono attualmente all’esame del Provveditorato interregionale alle Opere pubbliche. Una volta ottenuto l’ok verrà bandito l’appalto pubblico per l’assegnazione dei lavori, «ed è quindi presumibile – dichiara il direttore generale Fidora – che le opere possano essere iniziate a partire dal prossimo autunno».

Il secondo intervento, inserito nel progetto Came, si concentra, invece, sull’Aula magna, e prevede tanto la ristrutturazione della sala quanto l’istallazione di nuove attrezzature digitali e informatiche, che siano di supporto a congressi e lezioni a distanza. Un’operazione che, sostiene Fidora, «permetterà, viste le caratteristiche della sala, di configurarla come punto di rappresentanza per l’intero Ateneo». Per questi lavori, del corso di 700mila euro, la gara verrà bandita a giorni, «prima delle festività pasquali».

Oggi, intanto, si comincia dal bianco dei muri. Un gesto collettivo dal valore simbolico, che dovrebbe servire a stimolare un nuovo senso di appartenenza, prima di tutto in chi frequenta quotidianamente l’edificio. Per i lavori più pesanti ci sarà un’azienda specializzata, che entro i prossimi giorni provvederà alla pulizia approfondita dei bagni e alla sostituzione delle mattonelle nei punti in cui mancano.

A completare il restyling collettivo del Codacci saranno, nelle prossime settimane, i murales selezionati dal concorso “Muri a colori”, chiusosi lo scorso 5 marzo. Circa 100 metri quadri ospiteranno una rosa di opere pittoriche realizzate in tutto o in parte dagli studenti, che dovrebbero sostituire la jungla scomposta dei graffiti: un esperimento già proposto pochi anni fa, e che ha dimostrato di essere la formula migliore per garantire il rispetto delle pareti dell’Ateneo.

Rulli, spatole e pennelli per studenti, prof e rettore. Via la jungla sempre più invadente di graffiti, tra slogan politici e dichiarazioni d’amore. C’è chi propone la tutela per quel piccolo pezzo di storia dell’Ateneo e dei suoi abitanti.

Sporcarsi le mani” per un nuovo senso di comunità

La sveglia è suonata stranamente presto, ieri mattina, per prof e studenti dell’Ateneo salentino. Il sabato non ci sono lezioni al Codacci Pisanelli, la più antica sede del polo urbano, eppure le porte dell’edificio erano aperte. Niente seminari o sessioni straordinarie: l’appuntamento, questa volta, non prevedeva libri, appunti e slide, ma rulli, spatole e pennelli, e il tema dell’incontro era piuttosto il “senso di comunità” di chi ogni giorno, con ruoli diversi, popola gli spazi universitari.

Diamoci una mano di bianco”, l’iniziativa lanciata dal rettore Vincenzo Zara e dal direttore generale Emanuele Fidora, aveva l’intento di richiamare l’attenzione sul valore dei luoghi in cui si studia e si fa cultura. Un gesto simbolico, dunque, quello di “sporcarsi le mani” insieme per ripristinare il bianco dei muri invasi dalle scritte. Alle 9.30 in punto un piccolo esercito di docenti, tecnici e studenti si è presentato all’ingresso del Codacci Pisanelli. L’area designata per l’azione collettiva era l’atrio del piano seminterrato, su cui si affacciano le aule B, uno degli ambienti maggiormente invasi dalla jungla scomposta dei graffiti.

Tra questi, molti a carattere politico, con slogan e simboli classici della contrapposizione tra “rossi” e “neri”; altri, ironici o sarcastici, prendevano di mira usi e costumi “borghesi”, o richiamavano questioni d’attualità, altri ancora apparivano decisamente deliranti. Non mancavano, infine, dichiarazioni d’amore o messaggi al vetriolo tra contendenti, spesso declinati in autentici “botta e risposta”. Un patrimonio per gli studi di comunicazione e, forse, anche un piccolo pezzo di storia dell’Ateneo e dei suoi abitanti. E c’è chi ne ha proposto la tutela: «Sarebbe bello conservare una parete perché ogni generazione di studenti possa scriverci – ha detto Carlo Alberto Augieri, docente di Critica letteraria – anche per studiare come mutano le parole della sensibilità».

Del resto, l’avanzare di graffiti di ogni sorta, al momento è un fatto invadente. Ieri, con rulli e pennelli, non erano proprio in cento – il numero di adesioni che era stato raccolto alla vigilia dell’iniziativa – ma comunque molte decine di persone, la maggior parte delle quali presente fin dall’inizio, altre arrivate in corso d’opera. L’atmosfera era da gita scolastica, senza cattedre di mezzo tra prof e studenti, divenuti compagni di mestiere per un giorno, divertiti e un po’ impacciati nelle tute bianche indossate per proteggersi dalla vernice.

I rappresentanti degli studenti, allenati alle feste in Ateneo, hanno pensato pure alla selezione musicale, e c’era chi lavorava a ritmo, mentre da ogni parte fioccavano battute per la “mise” da provetti imbianchini.

Per prima cosa, si è proceduto a spatolare i residui di nastro adesivo disseminati un po’ ovunque, quindi ci si è armati di secchi e rulli. Tre o quattro le pareti ridipinte, il tutto per un un paio d’ore. Il lavoro di pulitura vero e proprio verrà ultimato nei prossimi giorni da una ditta specializzata, che provvederà anche alla pulizia approfondita dei bagni e al rifacimento delle mattonelle staccatesi dai muri.

Insieme a Zara e Fidora, anche il prorettore vicario Domenico Fazio, il prorettore rappresentante dell’area economico-giuridica Rossano Ivan Adorno, il direttore del Sistema museale d’Ateneo Mario Capasso, il delegato alla Didattica Giuseppe Ricci, e poi ancora diversi docenti: tra gli altri, Barbara Gili Fivela, Paolo Bernardini, Immacolata Tempesta. Non mancavano lettori, bibliotecari e segretari. Anche gli studenti, come si diceva, si sono svegliati presto per partecipare alla “missione”. Diversi iscritti “comuni”, molti rappresentanti, tra cui anche la presidente del Consiglio degli studenti Maria Pia de’ Medici.

«Spero che la giornata di oggi induca al rispetto degli ambienti – ha commentato Mario Capasso – e auspico che siano gli stessi studenti a vigilare. L’Università, del resto, è la loro casa, e non è una frase fatta».

E proprio in questa prospettiva, riposti secchi e vernice ora gli studenti tornano a reclamare spazi di agibilità all’interno del Codacci, progressivamente spopolato negli ultimi mesi, anche a causa della chiusura del bar. «Essere stati qui è la dimostrazione che vogliamo vivere in un luogo pulito e civile – ha commentato Maria Pia De’ Medici – certo, spero che la riqualificazione del Codacci Pisanelli guardi anche a rendere disponibili all’aggregazione e allo scambio sociale e culturale».