University of Terra Rossa

(Questi articoli sono stati pubblicati con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, marzo-maggio 2016)

12 marzo 2016. A Lecce un ex asilo occupato per riunire il variegato mondo degli attivisti di sinistra intorno alla pratica concreta del “fare”. Una ludoteca, uno sportello di consulenza legale, l’Università popolare Asylum. L’esperienza del Terra Rossa, dall’occupazione allo sgombero.

University of Terra Rossa

Creare un presidio di democrazia partecipativa, uno spazio sociale che offra servizi pubblici e, allo stesso tempo, tenga alta l’asticella della riflessione critica. Da ieri la città di Lecce ha un nuovo Centro sociale autogestito. Lo spazio, l’ex asilo comunale “Angeli di Beslan” in via Casavola, nei pressi della via per Monteroni, è stato occupato nella notte tra venerdì e sabato da un gruppo di attivisti che si riconoscono nella Rete territoriale dei conflitti, e porta impresse le prospettive elaborate all’interno un vero e proprio manifesto politico. “Terra rossa” è il nome che è stato dato allo spazio, in riferimento alla trasformazione sociale e alla difesa del territorio.

L’obiettivo è quello di costruire un luogo fisico e ideale che metta insieme il variegato mondo degli attivisti di sinistra, a partire dalla pratica concreta del “fare”. In altre parole, attivare quei servizi essenziali che dovrebbero essere pubblici, ma che si restringono giorno per giorno, e contribuire così a promuovere una nuova coscienza politica nelle persone, non in un’ottica di assistenzialismo, dunque, quanto di “mutualismo”. Niente a che vedere con uno spazio chiuso, “off limits”. Tutt’altro: a poche ore dall’occupazione, il gruppo ha già una pagina wordpress e una casella email, e ieri pomeriggio ha invitato la stampa, insieme alla cittadinanza, all’assemblea pubblica di presentazione del progetto.

A sostegno della causa, tra gli altri, diversi circoli Arci e collettivi politici universitari, l’associazione Diritti a Sud di Nardò e il Coordinamento No Tap. Anche diversi docenti e ricercatori universitari della Rete territoriale dei conflitti sono in prima fila. Come Fabio De Nardis, presidente del corso di laurea in Sociologia dell’Università del Salento, che ieri ha spiegato la mission dell’iniziativa. «Perché abbiamo occupato? Il nostro è stato un intento politico, per denunciare la scarsità di spazi pubblici in città, ma anche il degrado a cui sono condannate decine di strutture. L’asilo di via Casavola è una di quelle: l’ultimo anno scolastico è stato il 2012, da allora lo spazio, pur perfettamente agibile, è stato chiuso, lasciato preda dei furti e del degrado sociale. Noi abbiamo trovato, tra le alte cose, anche decine di siringhe».

Lo spazio, ora, secondo la volontà degli occupanti dovrebbe diventare un punto di riferimento in un quartiere periferico, anch’esso lasciato al degrado. Qui avrà sede l’Università popolare Asylum, recentemente costituita,la cui missione risiede nella formazione permanente di adulti e bambini. Grazie alla rete costituitasi tra singoli attivisti, sindacalisti e associazioni, inoltre, verrà attivata un’ampia rosa di servizi, tutti gratuiti: dal doposcuola allo sportello di consulenza sindacale, dalle lezioni di lingua all’assistenza per I migranti, dai corsi di teatro all’orto sociale, alla mensa popolare.

È già partito, poi, il progetto della biblioteca popolare, che sta raccogliendo donazioni da tutta Italia.

Resta da capire, ora, quale sarà la posizione del Comune di Lecce, responsabile dell’immobile. «Di certo – commenta Fabio De Nardis – noi siamo anche pronti a richiedere formalmente l’assegnazione legale dello spazio. Ciò che ci interessa è che i cittadini possano utilizzare la struttura».

Gli attivisti pronti a trattare ma il Comune chiude le porte: «Sistemino ed escano, dopo possiamo incontrarci». Dura la replica: «Il Comune si sveglia ora, è responsabile del degrado».

Terra Rossa, day after

Terra Rossa, il clima si fa incandescente. Intorno al centro sociale occupato sorto negli spazi dell’ex asilo comunale “Angeli di Beslan” di via Casavola, parte il corpo a corpo tra gli attivisti e il sindaco di Lecce Paolo Perrone.

Mentre i primi accusano l’Amministrazione comunale di essersi “svegliata” solo ora, attivandosi per la riapertura dell’asilo, Perrone non arretra di un passo, e anzi annuncia di aver già provveduto a depositare una denuncia per occupazione abusiva, tramite il Comando di Polizia municipale.

«A quanto pare – scrivono i membri del Collettivo Terra Rossa – dopo tre anni di incuria e proprio subito dopo la nostra occupazione, guarda caso sono stati trovati i denari per procedere alla messa a norma della struttura. Dunque, è necessario occupare ed esporsi alle denunce per porre all’attenzione dell’Amministrazione pubblica disagi e degrado che sono già sotto gli occhi di tutti? Prendiamo atto che la nostra azione ha ottenuto il grande risultato di svegliare le istituzioni rispetto a una situazione che, a detta delle famiglie che abitano in via Casavola, si era fatta insostenibile».

Obiettivo dell’occupazione, come dichiarato in un comunicato diffuso a poche ora dall’ingresso nell’edificio, era quello di riabilitare lo spazio, esposto al traffico di vandali e tossicodipendenti, realizzando una serie di servizi gratuiti, dalla ludoteca popolare alla biblioteca sociale, dal doposcuola all’ambulatorio di strada. Un modo per sviluppare una “riflessione critica” sopperendo alla mancanza di servizi pubblici. Proprio per questo, alla notizia che per via Casavola è pronto un progetto di manutenzione che consentirebbe di riattivare l’asilo, gli attivisti non fanno muro contro muro, ma aprono una trattativa col Comune. «Se l’Amministrazione comunale, anche grazie alla nostra azione, è seriamente intenzionata a riaprire l’asilo nido – dichiarano – noi saremo disposti con le giuste garanzie a riconsegnare lo spazio alla sua originaria destinazione d’uso. Occupare è stato un atto di denuncia contro la carenza strutturale e ormai insostenibile di tali servizi in città».

Ma Perrone non è disposto a trattare: «Le loro accuse non tengono, il progetto era già nel piano delle opere pubbliche che stiamo realizzando – replica – loro hanno occupato un immobile pubblico abusivamente, questo non li autorizza a porre condizioni all’Amministrazione.. Sistemino quello che stanno combinando, escano, e solo allora sarà disposto a incontrarli».

Intanto, per il Terra Rossa si muove anche Lecce Bene Comune: «Il Comune di Lecce si sveglia da un lungo, placido sonno e mostra la faccia dura. Così, dopo anni di interruzione incresciosa di un servizio da erogare in zona, la pietra dello scandalo diventa la proposta di autogestione di uno spazio abbandonato, non il dimenticatoio al quale il Pubblico aveva destinato il fabbisogno di servizi e lo spazio stesso. Privarsi di questa opportunità equivarrebbe a privarsi di una opportunità di crescita della comunità nonché di rigenerazione urbana della zona di via Monteroni».

Stessa linea per Democrazia atea Lecce, che con il responsabile Giacomo Grippa accusa il Comune di voler «mascherare le sue inadempienze» e invita le parti ad aprire un tavolo di confronto. Di questo e altro si parlerà venerdì pomeriggio alle 18.30, in una nuova assemblea pubblica convocata dal Terra Rossa.

L’associazionismo cittadino di destra contro il centro sociale occupato di via Casavola a Lecce.

«Devono andarsene»

«Il Terra Rossa è abusivo, intervengano le Autorità». L’associazionismo cittadino di destra scende in campo contro l’occupazione dell’ex asilo di via Casavola da parte del collettivo Terra Rossa. Dopo la ferma contrarietà a “trattare” con gli occupanti espressa dal sindaco di Lecce Paolo Perrone, interviene l’associazione Salento Attivo, presieduta dall’assessore al Patrimonio del Comune di Lecce Attilio Monosi. «Stigmatizziamo con forza la presa di posizione assunta da Terra Rossa – si legge in una nota – che con il pretesto di mirare a fini di natura sociale ha deciso di occupare abusivamente strutture pubbliche infischiandosene di rispettare le regole e ponendosi al di fuori della legalità. È un comportamento che sfocia nel paradosso se si pensa che viene addirittura incoraggiato da chi ricopre un ruolo di responsabilità all’interno dell’Università del Salento. La situazione che si è venuta a creare è inaccettabile. Invitiamo le autorità preposte affinché venga ripristinata al più presto la legalità».

Il centro sociale Terra Rossa è stato costituito alcuni giorni fa con l’obiettivo di denunciare la mancanza di spazi e servizi pubblici. Nel weekend un centinaio di persone è passato dall’ex asilo, chiuso da circa tre anni, per la pulizia collettiva degli spazi,.

«Ci troviamo di fronte a un’occupazione abusiva e, per questo, da condannare – ribadisce Leo Ciccardi, presidente di Nuova Rudiae – siamo sempre stati abituati al confronto costruttivo con l’Amministrazione comunale, a cui abbiamo anche manifestato l’esigenza di una maggiore disponibilità di spazi».

Rincara la dose Lecce in Movimento, guidata da Michel Romano. «Non si può ragionare su deroghe o sospensioni della legalità, auspichiamo che la spinosa questione venga risolta attraverso il dialogo e senza il ricorso alla forza, pur considerando che lo sgombero della struttura sia l’unico epilogo ragionevole».

Oggi, intanto, è prevista un’assemblea pubblica negli spazi di via Casavola. Ci sarà anche Fabio De Nardis, presidente del corso di laurea in Sociologia, che replica seccamente a Salento Attivo: «Non avrei immaginato che il mio personale impegno civico avrebbe destato tanta attenzione. L’atto forte di una occupazione rientra nel diritto democratico alla denuncia sociale e alla disobbedienza civile. I cittadini di Lecce esprimono interessi sociali che l’amministrazione per lo più nega».

 

5 maggio 2016, sgomberato lo stabile occupato. In città un centinaio di attivisti manifesta contro la decisione del Comune.

Tornano chiusi i cancelli dell’ex asilo

Tornano chiusi i cancelli del “Terra Rossa”, l’ex asilo comunale “Angeli di Beslan” di via Casavola che, dallo scorso marzo, ospitava un centro sociale animato da una composita rete di associazioni e attivisti del territorio. Nel primo mattino di ieri sono stati eseguiti lo sgombero e il sequestro della struttura, disposti dal gip Alcide Maritati su richiesta del procuratore aggiunto Antonio De Donno. All’ingresso degli uomini della Digos nell’edificio era presente un solo attivista, uno dei tre che risultano indagati per invasione di terreni e edifici.

Finisce, almeno nella sede fisica del centro, un’esperienza durata 55 giorni, iniziata nella notte del 12 marzo scorso con l’occupazione dello stabile chiuso da circa quattro anni, in attesa che il Comune attivasse un progetto di manutenzione straordinaria. Anni in cui, hanno denunciato gli occupanti al loro ingresso, lo spazio era divenuto terra di nessuno e centro di raccolta di spazzatura e siringhe.

L’obiettivo dichiarato era quello di restituire uno spazio pubblico alla città, realizzando servizi gratuiti e altre iniziative: doposcuola, ludoteca, ma anche le lezioni dell’università popolare Asylum e una tre giorni promossa dalla rete internazionale “Caracas chiama”.

Ma un primo stop al progetto era venuto poco dopo l’occupazione: «Devono andarsene» aveva dichiarato senza mezzi termini il sindaco Paolo Perrone. Il 7 aprile era stata firmata l’ordinanza di sgombero.

Ieri mattina, dopo l’ingresso della Digos il Collettivo si è ritrovato a palazzo Codacci Pisanelli per discutere il da farsi e, nel pomeriggio, a piazza Sant’Oronzo, per un presidio pubblico che ha riunito un centinaio di persone. «Il Terra Rossa non è solo un luogo fisico, ma un progetto sociale che va avanti a prescindere dall’ex-asilo» hanno ribadito gli attivisti, che ora promettono all’Amministrazione comunale di spostare le iniziative in programma nel centro della città. E ieri una prima anticipazione è stata l’esibizione del coro Terra Rossa.

Solidarietà agli occupanti è arrivata, tra gli altri, dagli universitari di Link, Arci Zei, L’Altra Puglia. «Dei tanti modi per affrontare la domanda di socialità – ha dichiarato in una nota Lecce Bene Comune – il Comune ha saputo scegliere il peggiore, soffocandola».
Mentre Lecce città pubblica ha sottolineato il “paradosso” di «volersi riappropriare di un edificio pubblico colpevolmente chiuso da oltre quattro anni, se nel frattempo non s’è in condizioni di poter offrire alla città la riapertura dell’asilo “Angeli di Beslan”».

Dopo lo sgombero dell’ex asilo di via Casavola, richiesto un incontro con i rappresentanti del Comune. E i residenti di via Casavola tornano a lamentarsi: «Preservativi e siringhe di nuovo sotto casa»

«Lecce ha bisogno del Terra Rossa»

Degrado sociale e marginalità dove c’erano una ludoteca, corsi di doposcuola e un’Università popolare. A pochi giorni dallo sgombero e dal sequestro del centro sociale occupato Terra Rossa gli attivisti mettono in campo un nuovo tentativo di dialogo con l’Amministrazione comunale. La richiesta formale – la seconda dopo quella del 24 marzo – è stata inviata ieri al sindaco Paolo Perrone, all’assessore al Patrimonio Attilio Monosi, all’assessore alle Politiche giovanili Alessandro Delli Noci e ai capigruppo consiliari. Oggetto: “incontro su spazi di aggregazione in città e degrado sociale”. Che tradotto, significa un richiamo al Comune, contro la decisione di promuovere lo sgombero dell’ex asilo comunale Angeli di Beslan, chiuso da circa quattro anni in attesa di interventi di manutenzione straordinaria. Con l’occupazione iniziata lo scorso 12 marzo, una rete di attivisti e associazioni aveva promosso la rigenerazione dell’edificio e della strada su cui sorge, già oggetto di lamentele da parte dei residenti a causa dei ripetuti traffici di prostitute e tossicodipendenti. Nell’ex asilo erano stati organizzati iniziative culturali – come le lezioni dell’Università popolare Asylum – e servizi gratuiti che, in qualche caso, nei giorni scorsi sono stati provocatoriamente trasferiti in piazza Sant’Oronzo. E intanto in via Casavola, denunciano gli attivisti, i residenti come anche le sacche più svantaggiate della popolazione vengono nuovamente abbandonati a se stessi, con la chiusura degli spazi che, in queste settimane, avevano accolto i figli delle stesse prostitute, portati a giocare nella ludoteca insieme ai bimbi del quartiere.

«Lecce ha bisogno delle attività messe in campo al Terra Rossa – si legge nella richiesta, firmata a nome del collettivo da Fabio De Nardis, presidente dell’Università Asylum – sono certo che le SS.LL. considerino positiva l’esistenza di spazi in cui si offrano servizi gratuiti di welfare alternativo, tanto più necessari in un periodo di pesante crisi del bilancio pubblico e comunale».

Intanto, gli abitanti del quartiere tornano a lamentare l’invivibilità della strada. Luana Leopizzi, custode della villa accanto all’ex asilo, ieri mattina era allo sportello della Monteco nella ex Chiesetta Balsamo. «Nel bidoncino dell’organico ho trovato un preservativo usato, ed è facile vedere siringhe per strada – dichiara – nelle settimane in cui è stato frequentato il centro questi episodi non accadevano quasi più».