«La nostalgia, risorsa per un nuovo futuro del Sud». Intervista a Vito Teti

(questo articolo è apparso con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia il 18 dicembre 2020)

Non tutti i mali vengono per nuocere, si direbbe a leggere “Nostalgia. Antropologia di un sentimento del presente” (Marietti Editore 2020), l’ultimo libro di Vito Teti, antropologo culturale, docente di antropologia culturale all’Università della Calabria, pilastro della teoria della “restanza”, da sempre attento osservatore del mondo dell’entroterra e dei piccoli paesi sull’orlo dell’abbandono. Un sentimento non certo piacevole, da sempre scacciato per l’aura di cupezza che porta con sé, addirittura medicalizzato, che lo studioso trova al contrario prezioso e generativo al tempo della pandemia che mette in discussione le certezze della contemporaneità, delle migrazioni e dei “legami liquidi”, per citare Bauman. Della complessità della nostalgia e delle risorse che possiamo trarne per far rinascere i territori Teti ha parlato ieri sera, nell’incontro online promosso dal progetto “A scuola per restare” dell’associazione salentina La scatola di Latta.

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Eugenio Barba. I cinque continenti del teatro

(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, ottobre 2017)

Si può parlare di teatro senza riconoscere lo scricchiolio degli assi di un palcoscenico o comprendere la fatica di un training che si prolunga per ore, si può carpire il senso un’opera teatrale senza muovere lo sguardo verso la platea che la ospita, senza pesare i calcoli dei conti? Un insigne storico del teatro, Nicola Savarese, e uno dei più importanti rivoluzionari del teatro del Novecento, Eugenio Barba, si addentrano nello spazio quotidiano, concreto di chi fa teatro, per restituirne la dimensione autentica, in bilico tra spirito e corpo, arte e mestiere. Continua

Orchestra senza confini. Diario 1

Questo testo è pubblicato su www.orchestrasenzaconfini.it

Il cerchio si compone naturalmente lungo una circonferenza di tamburi e cavi elettrici. Sulle assi di legno della piccola sala prove delle Manifatture Knos di Lecce, un raggio si tende a disegnare le posizioni del nostro approdo qui, ora. Qual è il centro magnetico di questo stare comune? Non lo vediamo, non sapremmo dirlo ancora, eppure siamo già, inequivocabilmente, un planetario: terre diverse che si corrispondono a distanza, allacciandosi l’una all’altra. Una ruota arteriosa ordinata intorno a un ombelico, a un cuore. Continua

Redi Hasa. Migrazione, contaminazione, tradimento.

(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, dicembre 2016)

«Non c’è niente da fare, sono un traditore per natura». Posa archetto e violoncello, riflette nel tempo di un breve silenzio. Migrazione, contaminazione, tradimento: il percorso di Redi Hasa, biografico e artistico insieme, inizia da qui. Continua

Cinema del Reale. Look book

(Questo testo è un estratto del look book della Festa di Cinema del Reale di Specchia, scritto per Big Sur, Lecce)

La Cittadella di Cinema del reale

Chi presume di raggiungere una sede, il luogo di un appuntamento stretto nel confine di un numero civico, un “contenitore”, resterà spaesato all’ingresso nel borgo. “Dov’è la Festa?” chiederà il viaggiatore inesperto. “La Festa è qui” si sentirà rispondere.

Per quattro giorni l’anno, nei giorni della Festa di Cinema del reale, Specchia cessa d’essere un paese del Capo di Leuca, muta il proprio nome e la propria identità. Continua

Diario Koreja. Un paese per il Santolivo (Aradeo, Lecce, luglio 2017)

(Questo testo è stato scritto per il Diario di Teatro Koreja)

Il richiamo viene da sterminati campi archetipi, da un tempo senza tempo in cui le radici del passato e le fronde nuove si intrecciano in innumerevoli punti di domanda. Le luci si spengono in piazza Camine, un faro illumina un balcone in alto, la tromba di Giorgio Distante chiama a raccolta la macchina dell’immaginario intonando il canto antico dei raccoglitori abruzzesi. «Nebbi’ a la valle nebbi’ a la muntagne / ne le campagne nun ci sta niscune / addije addije amore / casch’ee se coije / la live casch’a l’albere li foije»: porteremo con noi questa immagine per l’intera processione in onore del nostro Santolivo. Una suggestione di deserto e foglie caduche ci richiama alla ragione del nostro essere qui oggi, alla necessità del nostro racconto. Continua

Diario Koreja. Il Santolivo. Requiem per un albero (Aradeo, Lecce, luglio 2017) Diario 1

(Questo testo è stato scritto per il Diario di Teatro Koreja, Lecce)

La scena si apre su uno sterminato piano orizzontale di cui non vediamo la fine. Nessun palco, ma un tappeto di terra che si infila nei sandali e si posa sui vestiti quando si alza il vento.

Non ci sono riflettori, ma una canicola meridiana che toglie il respiro. Il nostro percorso verso la performance del 29 luglio parte da qui, un uliveto in contrada La Corte, nelle campagne di Aradeo.

Qualche centinaio di maestosi alberi che segnano immemori la mappa del tempo di questo angolo di Salento, sopravvissuti a tramonti e generazioni, che ci attendono immobili come statue di sale.

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TRENT’ANNI DOPO RAGAZZI DI PIAZZA. CHE COSA RESTA DEL SALENTO DI PIER VITTORIO TONDELLI. Sesta parte/2016

«Venerdì 2 settembre (ore 21 – ingresso 30 euro – prevendite nei circuiti Ticketone, Livenation e Bookingshow) l’Arena Masseria Ospitale sulla Lecce Torre Chianca ospita la prima delle cinque tappe (unica al Sud) del tour italiano del cantante giamaicano Damian Marley, conosciuto in tutto il mondo come “Junior Gong”. L’evento, organizzato da High Grade, Molly Arts e Coolclub, sarà arricchito dal live d’apertura dei Sud Sound System, ambasciatori del reggae italiano che hanno festeggiato 25 anni di storia con un tour in Giamaica (…) Disponibile anche il servizio navetta da Lecce (partenza dal Foro Boario) da Bari e dal resto d’Italia».

Per primi ci abbagliano i fari. Fendono il cielo segnando un “otto-infinito” come spade di una vittoria che c’è stata. Il tempo presente della musica del Pianeta, oggi, batte sulla terra rossa di una masseria alle porte di Lecce. Venerdì 2 settembre, 2016. L’estate di questo Salento non si darà commiato senza prima assicurarsi a una propaggine della Storia.

Una marea sterminata di auto incrostate di Jonio e di Adriatico traccia la strada verso il nostro appuntamento. Impieghiamo venti minuti per raggiungere l’ingresso dell’arena, fino al limite estremo del viaggio consentito. La soglia, dove è il vasto pubblico altro di questo concerto. Quello che non entrerà. Ballerà qui, sulla sterpaglia, tra le piante di cappero e di rosmarino che odorano di campagna, birra e urina.

Tutti i biglietti esauriti. Per un numero imprecisato di ragazzi in vacanza, l’unica festa possibile è fuori, al margine della festa, a lato del palco, negli anfratti lasciati liberi dalla marea di corpi venuti ad occupare questo tempio meridiano del desiderio, dalla provincia, «da Bari e da ogni parte d’Italia».

Salento, sold out, un’altra volta. I fari del palco infuocano il cielo.

Un ragazzo con gli occhiali accenna un sorriso e mette un punto sul suo taccuino.

Lo aveva già scritto nel 1986. L’impressione, dopo qualche notte perennemente scarrozzati tra il Salento e la Grecia, è di una vita on the road consumata in pub, discoteche e bagni notturni fra l’Adriatico e lo Jonio, sotto un grande cielo meridionale sfavillante in ogni sua luce.

In quel territorio di mezzo tra l’inesistenza e il brand, aveva battuto la via del tempo a venire. Altri si sarebbero fermati ancora per anni – dieci, quindici, chissà – nell’indugio di una fissità barocca.

Il ragazzo dell”86 scorse l’innesco maneggiato dai suoi compagni di viaggio. Forse sfuggito di mano a quei Ragazzi di piazza.

Trent’anni più tardi, un treno sta per ripartire dalla stazione di Lecce. Una sospensione irreale circonda i binari all’ora del nostro arrivo. Niente trolley, né sacche, né ciabatte, né souvenir, né i rispettivi portatori. Il set di uno spot pubblicitario in dismissione.

Andati via già tutti, non ancora arrivati. Come inghiottiti da un riverbero di luce abbacinante.

Un riflesso attraversa il volto di Pier al di là di un finestrino chiuso. Il treno si allontana. Le rotaie involvono su se stesse. Le pagine del mio taccuino si fanno bianche.

In ordine di citazione:

Big Time/Coolclub,Venerdì 2 settembre – Damian Marley a Lecce con Sud Sound System, Gappy Ranks e Pakkia Crew (comunicato stampa), 31 agosto 2016

P.V. TONDELLI, Ragazzi di piazza, «L’Espresso», 14 settembre 1986, ora in Opere. Cronache, saggi, conversazioni, a cura di F. PANZERI, Milano, Bompiani, 2001, pp. 251.254.

(Fotografie di Daniele Coricciati)

TRENT’ANNI DOPO RAGAZZI DI PIAZZA. CHE COSA RESTA DEL SALENTO DI PIER VITTORIO TONDELLI. Quinta parte/Quei ragazzi di piazza

«TRICASE – Massimo Urbani è uno dei pochi personaggi della scena jazz italiana che sia riuscito a ritagliarsi un proprio spazio stilistico, una spanna al di sopra di musicisti, magari validissimi sotto il profilo tecnico, ma privi di grande personalità. Il concerto di giovedì scorso, tenuto nella discoteca “Tam Tam” di Tricase ed inserito nella rassegna “Primavera jazz”, ha confermato in pieno la sua statura di solista e di personaggio di punta del panorama italiano». Continua

House concert, la nuova frontiera del Salento che suona e canta

(Questo reportage è stato pubblicato con altri titoli su Nuovo Quotidiano di Puglia, aprile 2017)

Il palco è il salotto di casa, il nuovo trend dell’house concert

La formula, nata negli Stati Uniti e diffusa in Italia già da qualche anno, nel Salento si iscrive nella lunga storia di concertini casalinghi di pizzica pizzica

Dici Salento, senti risuonare uno sterminato tappeto di note che si fanno eco l’un l’altra dal concertone della Notte della Taranta al più piccolo palco della sagra di paese. D’inverno le rassegne negli spazi culturali di moltiplicano accanto a jam session e performance in duo o trio che segnano il calendario dei pub disseminati nel Tacco, d’estate si apre la stagione delle piazze che fa ormai tutt’uno col “brand” del territorio. Ma la nuova frontiera del Salento che suona e canta è, da qualche anno, lo spazio ridotto, ed esclusivo, del soggiorno di casa. Un passaparola last minute e rigorosamente personale, un ospite pronto a spostare divani e sedie per far posto a un palchetto e a una platea per poche decine di spettatori, un giro più o meno largo di amici e curiosi che a luci e decibel da grande evento preferisce il “tu per tu” con gli artisti. Continua