Pareti scrostate, fili a vista, pozze d’acqua. Il “lato B” dell’Università del Salento

(Questi articoli sono stati pubblicati con un altro titolo su nuovo Quotidiano di Puglia, gennaio-settembre 2016)

Inverno 2016. Viaggio nelle sedi universitarie di Ingegneria, Matematica e fisica, Archeologia, frequentate da centinaia di studenti.

Pareti scrostate, fili a vista, pozze d’acqua. Il “lato B” dell’Università del Salento

Gli appendiabiti in aula sono vuoti, a lezione è d’obbligo tenere addosso cappotto e sciarpa, dato che i riscaldamenti non funzionano. C’è chi si diverte a fare strani riti propiziatori per evitare che piova, e i corridoi – ma anche i laboratori pieni di fili elettrici – si allaghino. Alcuni fanno di necessità virtù, e hanno preso l’abitudine a una sana passeggiata, per raggiungere i bagni, un po’ più confortevoli, che si trovano nell’ala opposta dell’edificio. Intanto, all’esterno e all’interno il lento logorio del tempo continua a “rosicchiare” l’intonaco e, nel peggiore dei casi, interi pezzi di cemento, che si sbriciolano dando luogo a un inconfondibile aspetto “a gruviera”.

Benvenuti all’Università del Salento, nelle sedi di Ingegneria, Matematica e fisica, Archeologia, dove la frequenza delle lezioni diventa, per centinaia di studenti, una sorta di sfida quotidiana di resistenza ai disagi.

Sono queste le “spine nel fianco” dei vertici dell’Ateneo, che nei prossimi mesi dovranno tentare il tutto e per tutto per trovare i soldi necessari a garantire la sicurezza degli studenti.

Lo stato del patrimonio edilizio sarà uno degli argomenti al centro dell’incontro con la stampa fissato per questa mattina dal rettore Vincenzo Zara. La questione è emersa ufficialmente nella seduta del Cda dello scorso 25 febbraio, quando è stata presentata la nuova “agenda” della politica edilizia dell’Università. Nonostante l’imponente mole di fondi – 62 milioni di euro, per la precisione – del Piano per il Sud destinati a nuove costruzioni, ma anche a interventi di manutenzione, diversi edifici restano fuori dal progetto. E alcuni cadono, letteralmente, a pezzi.

A La Stecca, sede di Ingegneria nel Campus Ecotekne, la quotidianità di centinaia di studenti è fortemente compromessa, se non messa a rischio, dallo stato precario delle strutture.

L’atrio su cui si affacciano le aule “I” quando piove diventa una pozza d’acqua a causa degli infissi usurati, che lasciano gocciolare la pioggia. Il reticolo di corridoi che collega le varie aree dell’edificio, se nelle intenzioni iniziali dei progettisti doveva richiamare una grande nave con le finestre circolari come oblò, oggi sembra più una “groviera”, con le sue pareti letteralmente bucati in alcuni tratti. Attraversare quei corridoi, poi, d’inverno diventa ancor meno confortevole. «I riscaldamenti funzionano a fasi alterne, abbiamo dovuto sostenere l’ultima sessione d’esami tenendo addosso sciarpa e cappotto, perché faceva troppo freddo» spiegano alcuni studenti seduti a un tavolo posizionato, non si sa bene perché, tra due bagni da c’è un viavai continuo di ragazzi. Un altro bagno, invece, non funziona, e qualcuno ha pensato bene di segnalare il guasto posizionando una sedia semidistrutta davanti alla porta, senza ulteriori avvisi.

Nei corridoi si notano anche impianti elettrici a vista.

«È fondamentale garantire agli studenti un posto sicuro e confortevole in cui stare, senza aver paura che il controsoffitto cada loro in testa, prima ancora di qualunque altro servizio» commenta Natalie Antonazzo, rappresentante di Link, iscritta alla triennale di Ingegneria dell’informazione.

«Gli spazi della Stecca sono affollati, soprattutto quando ci sono gli esami, e il fatto che alcuni bagni siano chiusi rende la situazione molto precaria – aggiunge Emanuele Antonazzo di Freccia, che frequenta la triennale di Ingegneria civile – ormai la manutenzione ordinaria è sostituita da quella straordinaria, che peraltro richiede costi ben più grandi».

Nei corridoi del Collegio Fiorini gruppi di rigorosi matematici studiano o si sfidano a scacchi tra sedie e tavoli distrutti che spuntano dagli angoli più insoliti. Il riscaldamento funziona, ma i termoconvettori sono quasi tutti sfondati.

Nelle aule, il rivestimento per l’insonorizzazione si sta sbriciolando, e quando piove gli infissi usurati lasciano filtrare l’acqua, dando luogo a veri e propri rivoli che colano fino al pavimento. Stessa storia nel laboratorio di informatica.

«Il bagno si rompe un giorno sì e l’altro pure – dice uno studente – io ormai per non sbagliare ho preso l’abitudine ad andare a quelli di Fisica, dall’altro lato del palazzo». A Fisica i bagni funzionano, ma in compenso le pareti, sia interne che esterne, sono in condizioni precarie. Il cornicione, in particolare, cade letteralmente a pezzi.

«Il Fiorini ormai è un luogo insicuro – conclude Leo Sergio, coordinatore di Link Lecce e studente di Matematica – e comunque, non garantisce uno standard di benessere per chi è costretto a frequentarlo».

Precarie appaiono, anche, le condizioni dell’ex Inapli, oggi luogo silenzioso ma animato dal passaggio di decine di studenti dalla biblioteca di Archeologia. Lungo l’intero edificio, sia all’esterno che all’interno, corrono crepe profonde: in alcuni tratti, garantisce chi frequenta l’edificio, inserendo un taglierino nelle fessure si attraversa il muro da parte a parte. Il pavimento è “decorato” da forme astratte determinate dall’umidità di risalita, che raggiunge anche le pareti, scrostando l’intonaco. Ma questo è niente a confronto delle mura esterne, dove a sbriciolarsi sono interi pezzi di cemento, che mostrano le strutture in ferro dei pilastri.

Gli interventi necessari a questi edifici e le relative spese sono stati messi nero su bianco, sulla base della relazione tecnica trasmessa dal servizio di Prevenzione e protezione dell’Ateneo: 1.590.000 euro per lavori di ristrutturazione, adeguamento e messa a norma a La Stecca, su una superficie complessiva di 13.152 mq; 1.200.000 euro per il Fiorini, su una superficie di 13.180 mq;Per l’ex Inapli una parte degli interventi è già stata finanziata dal Piano per il Sud, ma evidentemente da quel progetto restano fuori voci importanti: adeguamento alle norme antincendio e deumidificazione dei muri soggetti a patologia di umidità da risalita capillare, attraverso l’istallazione di specifici dispositivi di deumidificazione.

A questi, si aggiungono quasi 24 milioni di euro che sarebbero necessari a recuperare la parte attualmente inagibile del Principe Umberto.

Soldi di cui l’Ateneo non dispone – ad eccezione di 300.000 euro per il Principe Umberto.

Chiude il Parlangeli, aprono il nuovo Polo umanistico e il College Isufi. Cambiamenti attesi da un decennio.

Ateneo, 2016 l’anno dei traslochi

Aule ariose e uffici freschi di stucco, destinati a sostituire i corridoi angusti del Parlangeli e ad accogliere i cervelli della Scuola Isufi. E ancora, nuovi spazi dedicati ai corsi di Giurisprudenza e ai laboratori di chimica. Il 2016 sarà l’anno dei “grandi traslochi” per l’Università del Salento, quello in cui si apriranno le porte di buona parte dei nuovi edifici concepiti nei piani per l’edilizia degli ultimi anni. Un circuito di aule, biblioteche, uffici, residenze per gli studenti che ridisegnerà completamente la mappa della formazione e della ricerca, come garantisce il rettore Vincenzo Zara.

Edifici costruiti ex novo con risorse reperite da progetti europei, dal Miur, dal ministero dello Sviluppo economico e dal Piano per il Sud, che renderanno più confortevole la permanenza all’Università e aggiorneranno i contenitori alle nuove esigenze di funzionamento dell’Ateneo. Una scommessa, per l’Università, in un anno disastroso dal punto vista economico, che richiederà salti mortali per far quadrare i conti ridotti all’osso dal taglio del Ffo, che da solo manda in fumo 1,4 milioni di euro.

In alcuni casi, l’adeguamento degli spazi è stata una scelta pressoché obbligata dalla distribuzione degli iscritti nelle varie facoltà. Come per il “nuovo polo umanistico”, il complesso che sorge nell’area dello Studium 2000, alle spalle di via Taranto. Lì, nel 2016, verranno inaugurati gli edifici 5 e 6, già praticamente ultimati, in attesa solo del mobilio. Grandi palazzi destinati ad aggregare la galassia degli studi dei docenti delle facoltà umanistiche – divisi tra palazzo Codacci Pisanelli e le altre sedi vicine – e molti uffici del personale, ma soprattutto ad accogliere la gran massa di studenti di Scienze della comunicazione e Scienze della formazione, “schiacciati” nei corridoi del Parlangeli. Lo storico immobile di via Stampacchia, infatti, nato come sede di uffici e in seguito acquisito dall’Università, è stato negli anni più volte oggetto di polemiche, non solo a causa dello stato di manutenzione, ma anche per l’angustia degli spazi.

Nel 2016 “troveranno casa” anche gli studenti della Scuola Isufi, i “super bravi” ammessi al percorso di perfezionamento parallelo a quello universitario. Per loro si aprono le porte del College Isufi, un grande complesso che riunisce aule, laboratori, biblioteche e residenze per gli studenti e i docenti ospiti, concepito come una “cittadella dei cervelli” in cui studiare e vivere, come i Campus inglesi e americani. E sarà proprio quest’ultimo aspetto il progetto più ambizioso da realizzare, considerando che il College sorge nel cuore dell’Ecotekne – precisamente, alle spalle del Distretto Dithech – dunque fuori dalla città, nell’immenso polo scientifico che, ad oggi, è popolato sino al pomeriggio per poi svuotarsi completamente già prima di sera.

Sempre all’Ecotekne troverà posto la nuova sede della Scuola di specializzazione per le professioni legali, nell’edificio R3, a pochi passi dagli altri due palazzi, R1 ed R2, costuriti di recente e destinati al complesso di aule, uffici e alla biblioteca di Giurisprudenza.

La consegna delle chiavi di questi edifici dovrebbe avvenire entro pochi mesi. Già in atto, invece, il trasferimento di personale e attrezzature in due nuove strutture appena ultimate nell’area di Ecotekne, dedicate alla ricerca: la cosiddetta “palazzina dei chimici”, un edificio bianco che sorge all’ingresso del Campus, e il nuovo edificio del CNR.

Il 2016, quindi, sarà l’anno che porterà a conclusione buona parte del progetto di “restyling” edilizio dell’Università del Salento. Una scommessa, si diceva, che giunge al termine nel bel mezzo di una congiuntura difficile per l’Ateneo, tanto dal punto di vista economico quanto “d’appeal”. Mentre, infatti, in questi anni si costruivano nuove sedi, parallelamente la popolazione studentesca continuava a calare, passando dai “mitici” 30mila iscritti del 2004-2005 ai meno di 20mila del 2014. Ma il 2016 sarà anche l’anno della speranza, dopo il consolidamento di un nuovo trend positivo, restituito inequivocabilmente dalle ultime iscrizioni, con un più 2 % di matricole nelle lauree triennali e un più 13 % in quelle magistrali.

Settembre 2016. Sbloccato il trasloco di Palazzo Parlangeli, sede di uffici e aule dell’Università del Salento. Ma manca ancora un mese alla fine

«Riceviamo gli studenti tra gli scatoloni»

Trenta giorni all’alba. Nei corridoi di Palazzo Parlangeli rimbalza il passaparola, che riprende vagamente il titolo di un famoso film di Marco Risi sul servizio di leva. Sì, perché tra scatoloni fermi e mobili imballati nel cellofan, dicono, pare di sentirsi quasi reclusi anche qui. Ma sul trasloco infinito del grande stabile di via Stampacchia, sede di uffici e aule dell’Università del Salento, sembra che si possa mettere finalmente un punto. «Trenta giorni a partire da giovedì sei ottobre»: è la tempistica indicata nel contratto di trasloco della ditta “Italo Bevilacqua e figli”, secondo quanto riferisce il direttore generale, Emanuele Fidora. Un mese da oggi, quindi, per trasferire gli studi dei docenti nel nuovo edificio 5 dell’area Studium 2000, ancora fresco di intonaco.

Una notizia che fa tirare finalmente un sospiro di sollievo ai prof, che nelle ultime settimane hanno dovuto riaprire qualcuno degli scatoloni già sigillati e pronti a essere spediti nel nuovo plesso a causa del ricorso presentato dalla ditta “Fratelli Rosato”, che di fatto ha bloccato il trasloco a pochi giorni dalla partenza. È notizia di pochi giorni fa che il Tar, in sede di sospensiva, non ha accolto il ricorso della ditta, confermando la legittimità dell’iter burocratico avviato dall’Università del Salento, che quindi ha potuto formalizzare il contratto e dare ufficialmente il via al trasloco.

Inizia, ora, la nuova era del grande palazzo che ospita attualmente i docenti afferenti ai dipartimenti di Studi umanistici e Storia, società e studi sull’uomo oltre a corsi di Filosofia, Scienze della formazione, Scienze politiche e una biblioteca al pian terreno.

«Sono arrivato qui a febbraio ’97, è da allora che si discute di trasferire il Parlangeli – sbotta Fabio Angelo Sulpizio, ricercatore di Storia della filosofia – diciamo che attendo con ansia». A pochi metri dal suo ufficio, al secondo piano del palazzo, la stanza di Guglielmo Forges Davanzati, scatoloni ovunque, tanto che si fa fatica a entrare. «Devo ricevere gli studenti qui, tra i pacchi – dice – per gli esami ci siamo arrangiati, spostando la sede in qualche aula qui o al Codacci Pisanelli».

«Non si sa come lavorare, come fare per ricevere i ragazzi e altri docenti, qui ogni giorno è la conquista del West – rincara la dose Giuseppe Schiavone, docente di Storia delle dottrine politiche – e la cosa più grave è che hanno sospeso le pulizie, per cui si stanno accumulando polvere e rifiuti».

Sede storica dell’Ateneo, intitolata al linguista Oronzo Parlangeli, il palazzone è da decenni croce e delizia di studenti e prof. Alto quattro piani, attraversato in verticale da strette scale a chiocciola e in orizzontale da lunghi e stretti corridoi su cui si affacciano gli studi dei docenti, facile all’affollamento in giorni di esami, il Parlangeli è tornato più volte all’ordine del giorno del dibattito interno all’Università per la scomodità della sede. E difatti, come assicura il direttore Fidora, l’ipotesi è quella «della vendita o del comodato d’uso», e sono già in corso contatti con altre Amministrazioni.

Intanto, la tempistica prevede un primo trasloco degli studi dei docenti, entro i primi di novembre, e una seconda fase che riguarderà le aule e si aprirà dopo il primo semestre. Il calendario delle lezioni che cominciano proprio in questi giorni, infatti, ne prevede una ventina a settimana proprio al Parlangeli. «Che si faccia presto – commenta Schiavone – il Parlangeli e soprattutto le aule di via Brenta (compresa nel piano del trasloco allo Studium 2000, ndr) sono sedi indegne, quest’ultima al piano seminterrato, con una scalinata piena di escrementi di piccioni e bidoni della spazzatura come fossero vasi di fiori».

Edificio 5, ecco la nuova “casa” dei prof del Parlangeli

La conclusione del trasloco è prevista entro il 6 novembre. Per le aule si dovrà aspettare il secondo semestre

Giorgia Salicandro

Quattro piani nuovi di zecca con uffici, aule didattiche e una vista sul verde. È l’Edificio 5, il plesso di recentissima costruzione che, dai primi di novembre, ospiterà i docenti dell’Università del Salento attualmente di stanza a Palazzo Parlangeli. Entro il sei novembre, come prevede la tempistica indicata dalla ditta “Italo Bevilacqua e figli”, vincitrice del contratto di gara, dovrebbe concludersi l’attesa durata anni e condita dalle ultime “tribolazioni”, con lo stop dei lavori a pochi giorni dall’inizio, a causa di un ricorso al Tar presentato dalla ditta “Fratelli Rosato”. Un fermo forzato che ha provocato qualche disagio a docenti e studenti, costretti a fare ricevimento tra gli scatoloni e il mobilio semi imballato, conclusosi tuttavia con la decisione dei giudici amministrativi di non accogliere il ricorso, che ha reso possibile per l’Università formalizzare il contratto con la ditta vincitrice e dare ufficialmente il via al trasloco, la scorsa settimana.

Il piano prevede due step. Il primo si concluderà entro i primi di novembre e riguarderà solo i docenti ospitati al Parlangeli, provenienti in prevalenza dal dipartimento di Storia, società e studi sull’uomo e da quello di Studi umanistici. Il secondo, che si aprirà nel secondo semestre, prevede lo spostamento delle aule e dei laboratori, che ad ora restano attivi nel vecchio palazzo.

Per l’Università si tratta, ora, di portare a termine gli ultimi lavori in tempo utile per il trasferimento dei docenti. Il palazzo, nuovo di zecca, in questi giorni si trova ancora nel bel mezzo di un cantiere, con tubature, mattoni e altro materiale di costruzione a vista nei pressi dell’edificio. E restano ancora da tagliare le erbacce che crescono alte nei dintorni. Scalpitano, intanto, i docenti, che denunciano i disagi della vita quotidiana nel vecchio Parlangeli e, soprattutto, nella poco distante sede di via Brenta, dove sorgono alcune aule al piano seminterrato. «Una sede indegna – commenta il Giuseppe Schiavone, ordinario di Storia delle dottrine politiche, che lì tiene le sue lezioni – con vecchie tubature che attraversano le stanze e una scalinata piena di escrementi di piccioni e bidoni della spazzatura come fossero vasi di fiori».

L’Edificio 5 è uno dei nuovi plessi dell’area Studium 2000, ed è stato messo in piedi con i fondi provenienti da un accordo di programma per l’edilizia universitaria stipulato con il Miur che riguarda le facoltà del polo umanistico.

Oltre all’Edificio 5, entro i prossimi mesi verranno tagliati altri quattro nastri rossi. Sempre nell’area dello studium 2000, sarà inaugurato l’Edificio 6, destinato a ospitare le aule del polo umanistico. Poco distante, nell’area dello Sperimentale Tabacchi, l’Edificio 2 ospiterà aule e uffici amministrativi. Al Campus Ecotekne, invece, si inaugurano l’edificio R3 che ospiterà gli uffici del dipartimento di Studi giuridici e quelli della Ripartizione informatica e, dopo un’attesa durata anni, il College Isufi, il grande plesso che diverrà la residenza dei “super bravi” di UniSalento, studenti regolarmente iscritti all’Ateneo salentino che, nel frattempo, seguono anche le lezioni della Scuola superiore Isufi.