La perdita dell’innocenza in un Salento mitico

Una gestazione lunga cinque anni, un luogo che non esiste sulle carte geografiche, una storia di formazione e di classe. Il primo ciak de “La guerra dei cafoni”, il film di Davide Barletti e Lorenzo Conte tratto dall’omonimo romanzo di Carlo D’Amicis

La perdita dell’innocenza in un Salento mitico

 Le voci dure come cemento dei ragazzi delle bande romane, quelle squillanti dei figli e dei nipoti, una traccia gracchiante, ma riconoscibile, del tappeto sonoro della propria stessa adolescenza. Continua

Un rapporto d’amore non risolto

Nicola Lagioia. Memorie feroci, presente da brand, il gatto Lunedì. Di Puglia, scrittura e altre nevrosi, a un anno dallo Strega
«Un rapporto d’amore non risolto»

Un anno fa, al Ninfeo di Villa Giulia, era stato il racconto affilato della Puglia e delle contraddizioni della sua storia recente a “consegnargli” quel liquore agitato a trofeo, e un sorriso altrettanto dorato.
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Santa Cesarea tra turchi e turisti

(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, settembre 2015)

Autori e città/3

Nel primo romanzo di Carmelo Bene la storia privata del Maestro, ospite nella casa paterna, trasfigurata nell’immagine di un assedio

Santa Cesarea tra turchi e turisti

Immobile, gli occhi fissi nello specchio, il profilo del volto precisato da un margine di sangue. Più tardi avrebbe apposto una candela ad ambo i lati – avanzo da palcoscenico o piuttosto cero da morto, chi sa. Un uomo si “non si guarda” allo specchio; intorno, un piccolo arsenale di oggetti assurdi delimita i confini di una stanza che non è una stanza, di una casa, anche quella, presa solo a pretesto, di una storia che non può essere contenuta nella dimensione canonica del “c’era una volta”. Per Carmelo Bene, quella casa era tutto fuorché la semplice ambientazione di una storia. Ne era, semmai, la “proiezione”, la sintesi perfetta tra il suo percorso di uomo e il genio d’artista, tra le tracce di un legame di sangue con il Sud e il suo rigetto.

Così, in quell’estate del 1964, la casa di Santa Cesarea Terme si accomiatò dall’immagine ordinaria di proprietà di famiglia per divenire, per tutti e per sempre, lo stra-ordinaria dimensione di “Nostra signora dei turchi”. Continua

La giovane fauna leccese, tra provincia e sogni

(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su nuovo Quotidiano di Puglia, settembre 2015)

Autori e città/2

Il viaggio di Pier Vittorio Tondelli a Lecce nel 1986 per il settimanale L’Espresso. I bar di piazza Mazzini, la musica dei Band Aid, il design innovativo dello Studio Atlantide: al centro del reportage il “salto” dallo stereotipo di “capoluogo oppresso”

La giovane fauna leccese, tra provincia e sogni

Lecce, estate 1986, ore 13.30. I raggi di un sole potente avranno arso le erbacce che corrono lungo la chiesa di Sant’Irene. Al Rione delle Giravolte un grosso pezzo d’intonaco si sarà forse staccato di schianto. Ma alle 13.30, nel cuore degli anni Ottanta, non importa: a piazza Mazzini è l’ora dell’aperitivo, e tutto ciò che a Lecce ha un qualche valore, sta accadendo qui, in questo “salotto sudamericano”, un quadrilatero di felicità ritagliato intorno al resto.

Tra lo scrosciare battente della fontana e le battute a voce alta delle comitive che presidiano gli angoli della mondanità, un ragazzo alto e occhialuto attraversa la piazza taciturno, con un taccuino in mano. A 30 anni ha già pubblicato tre romanzi e percorso l’Europa per raccontarla sulle pagine di riviste nazionali. “Notte raminga e fuggitiva lanciata veloce lungo le strade d’Emilia a spolmonare quel che ho dentro”: chi sa se quando aveva composto il memorabile incipit di “Viaggio”, racconto dell’opera d’esordio “Altri libertini”, Pier Vittorio Tondelli immaginava che il viaggio sarebbe divenuto uno dei cavalli di battaglia della sua carriera di giornalista e il principale leitmotiv del suo immaginario di scrittore. Continua

«Otranto oggi: la scommessa è uscire dal locale»

(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, agosto 2016)

Roberto Cotroneo. Contro la banalizzazione dell’immaginario salentino tutto muretti a secco e Notte della Taranta

«Otranto oggi: la scommessa è uscire dal locale»

Quando risponde al telefono è appena arrivato, e sta ancora abituando gli occhi alla luce abbacinante della controra otrantina. Un’ora di nessuno, verrebbe da dire proseguendo idealmente la celeberrima “Ora di tutti” di Maria Corti. Persino i “demoni meridiani” che attraversano da vent’anni prosa e poesia di Roberto Cotroneo sembrano decisi a riposare, nell’ora che precede la riapertura delle botteghe e delle bancarelle. Ma Otranto non è quella di vent’anni fa, e il silenzio luminoso che ispirò il romanzo omonimo del ’97, poi la raccolta poetica “I Demoni di Otranto” (2014) è solo una parentesi nella vita della città. «Otranto oggi ha un’opportunità che passa dal modo di sentire la cultura, i luoghi, il Sud. Sono cose da una volta sola, e io mi auguro che sappia cogliere questa occasione, e non solo come una maniera per fare affari». È questa la scommessa di “Parlando di libri, scrittori e storie”, la rassegna che Cotroneo cura insieme al Comune di Otranto. Dopo il primo appuntamento di luglio, da oggi a domenica l’iniziativa prosegue con tre serate dedicate al “work in progress” degli autori. Continua

Il Castello Aragonese di Gallipoli. Un tempo presidio contro le invasioni turche, oggi vi approdano turisti armati di fotocamera e guida Touring

(Questo articoloè stato pubblicato con un altro titolo su nuovo Quotidiano di Puglia, agosto 2016)

Castelli/3

Il Castello Aragonese di Gallipoli. Un tempo presidio contro le invasioni turche, oggi vi approdano turisti armati di fotocamera e guida Touring.

Nei cunicoli delle torri e lungo i camminamenti dell’enorme terrazzo, dove stavano di vedetta, per secoli lo spauracchio dei soldati che presidiavano il Castello di Gallipoli era scorgere una vela turca mescolarsi al profilo del maniero nello specchio azzurro del porto. Molto più di recente, nei decenni in cui nessuno più ha percorso quelle stanze, è stato lo spettro dell’abbandono di un gioiello caduto in rovina a far sobbalzare i cuori dei gallipolini. Dal 2014 il terzo tempo del Castello Aragonese, con un nuovo “esercito”, ma pacifico, che ha sostituito gli antichi soldati.

Se a Baia Verde e a a Punta della Suina – tra le mete più “cool” dell’estate salentina – tra luglio e agosto si consuma l’invasione di massa dei vacanzieri armati di cocktail e creme solari, da quando il castello ha riaperto le porte qui approdano piuttosto turisti con fotocamera e guida Touring al seguito. E, perché no, anche qualche patito della tintarella che posticipa di un paio d’ore l’appuntamento quotidiano con il sole. E c’è anche chi, il sole, va a prenderlo sul terrazzo del castello, da cui si gode la vista mozzafiato della costa jonica. Continua

Il Carlo V di Lecce. Il mistero dell’orso, il fantasma di Gian Giacomo dell’Acaya, le mostre d’arte contemporanea

(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, agosto 2016)

Castelli/1

Il Carlo V di Lecce. Il mistero dell’orso, il fantasma di Gian Giacomo dell’Acaya, le mostre d’arte contempoeanea

Una bambina punta lo smartphone verso un Andy Warhol altrettanto “armato” di obiettivo. Marito e moglie in shorts sgranano gli occhi davanti al tripudio fiorito che dà accesso alla Sala del trono. Un ragazzo fissa lo sguardo lungo il pavimento sconnesso dei sotterranei, perso nel dubbio che lì possa essere vissuto davvero un orso, o chissà cos’altro. Castello Carlo V di Lecce, un pomeriggio di metà agosto. Triplicati rispetto al solito afflusso, complice il poco sole che distoglie dal mare, turisti provenienti da ogni dove sembrano viaggiatori del tempo dentro un enorme star gate aperto su più epoche. Lungo le possenti pareti fortificate le tracce del “jet set” nobiliare transitato da qui, dentro, le opere d’arte contemporanea ospitate in più mostre, sottoterra il mistero umido del “dietro le quinte” del castello.

Al Carlo V si può arrivare per un motivo, restarci per un altro. Ogni cosa si presta alla sorpresa, persino il suo nome: il grande imperatore a cui si deve la fortificazione del complesso medievale, per la verità qui non ha mai messo piede. Continua

Suonare le periferie del mondo


(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su Nuovo Quotidiano di Puglia, agosto 2016)

Vent’anni di Nidi D’Arac. “It/aliens”, l’ultimo disco, ibrida “salentinità” e spirito delle banlieue

Suonare le periferie del mondo

Un sound caldo come un languore estivo e poche note ripetute, a raccontare il tempo fermo della controra in carcere. Poi lo spazio infinito del mare che insieme promette e atterrisce, e quello lontano da tutto di una piazzetta qualunque di paese. Ergastolani, migranti, ragazzini col sogno della serie A, ragazze di provincia: sono loro gli “It/Aliens” del nuovo album dei Nidi D’Arac, prodotto da Goodfellas Records con il sostegno di Puglia Sounds Record. Continua

«Suoniamo le radici di noi nati altrove»

(Questo articolo è stato pubblicato con un altro titolo su nuovo Quotidiano di Puglia, agosto 2016)

Madonna Nera. Una band di “pizzicati” di Buenos Aires, dall’identità disseminata.

«Suoniamo le radici di noi nati altrove»

«Il legame con l’Italia, per noi nati altrove, comporta sempre un po’ di tristezza. Ho scoperto la Taranta, questa musica di guarigione, mentre anch’io ero in cerca di una guarigione. La musica è stato il mio personale percorso per riappropriarmi delle radici». Biografia argentina, memorie familiari calabresi e campane, un colpo di tamburello ha chiuso il cerchio dell’identità disseminata di Veronica Morello. A distanza di sei anni i “Madonna nera”, il gruppo fondato dalla cantante e percussionista di Buenos Aires, è riuscito a traghettare in patria una tradizione musicale sconosciuta anche agli “aficionados” dell’Italia, diventando un piccolo caso di successo nel Paese. Continua